martedì 9 giugno 2020

App Immuni, un codice casuale per garantire l'anonimato STEP 14


Immuni è arrivata da poco più di 24 ore e, nonostante lo scetticismo iniziale, l’app di social tracing scelta dal Governo italiano sembra aver convinto gli italiani. Secondo le cifre rilasciate dal Ministro all’Innovazione Paola Pisano, nel primo giorno Immuni è stata scaricata oltre 500 mila volte, segno che il numero di persone che vorrebbero testarla è elavato.

Dopo averla scaricata sullo smartphone , Immuni mostra all’utente diverse schermate necessarie per acquisire le autorizzazioni per “utilizzare” le componenti del dispositivo e informare l’utente sul funzionamento e sulla gestione dei dati. Per funzionare, Immuni richiede che l’utente lasci sempre attivo il Bluetooth e il GPS del dispositivo.

Il Bluetooth è, però, la vera chiave del funzionamento del social tracing. Grazie alla connettività a breve raggio, infatti, due persone che vengono a contatto (a una distanza di circa 1,5 – 2 metri di distanza) scambiano tramite lo smartphone dei token composti da codici univoci e creati in maniera del tutto casuale. I token vengono archiviati all’interno dello smartphone e serviranno, in caso di contagio a risalire al link epidemiologico.

Se una persona dovesse risultare positiva al tampone, infatti, l’utente può decidere di inserire il codice crittografico sui server del sistema di gestione (per questo passaggio è necessaria l’assistenza di personale sanitario) e, in questo modo, è possibile risalire al link epidemiologico del contagiato.

A questo punto, gli smartphone dei “contatti” del paziente controlleranno le informazioni inserite nel database nazionale di Immuni e, in caso di corrispondenza e di pericolo di contagio, riceveranno una “notifica di esposizione”.


I codici generati in maniera casuale dal sistema Bluetooth recitano dunque un ruolo di primaria importanza nel sistema di social tracing di Immuni. Senza di loro, infatti, sarebbe impossibile poter ricostruire il link epidemiologico di un paziente. I codici vengono scambiati tra i dispositivi di persone che entrano in qualche modo in contatto (a una distanza di qualche metro, come il range del Bluetooth Low Energy utilizzato da Immuni) e servono per risalire poi a quegli stessi dispositivi con i quali si è scambiato il token.

I codici, comunque, non consentiranno mai e poi mai di risalire all’identità di un utente. Oltre a essere generati in maniera casuale, vengono cambiati più volte nel corso di una giornata. Ciò vuol dire che il codice scambiato con un dispositivo sarà differente rispetto a quello scambiato con un altro smartphone una o due ore dopo.

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